di Seymour Papert, LEGO Professor of Learning Research - MIT Boston
Dire nuova tecnologia non equivale a dire nuovi metodi di insegnamento. Al
contrario, il 90% dei modi in cui vengono utilizzati i computer nelle scuole
può essere descritto come un consolidamento delle vecchie concezioni
di istruzione. Ci si potrebbe senz'altro spingere oltre e dire che nella
maggior parte dei casi i computer vengono utilizzati nelle scuole per difendere
i vecchi metodi dal pressante incedere del cambiamento radicale nel campo
dell'insegnamento, che è poi il vero significato storico della presenza
del computer.
Chiunque voglia pensare seriamente all'utilizzazione dei computer nel sistema
scolastico deve prendere posizione sulle tematiche fondamentali dell'istruzione.
Se si ritiene che la scuola - per i suoi tratti principali - sia il tipo
di contesto adatto per l'istruzione dei bambini, allora la tecnologia rappresenta
un mezzo per migliorare e consolidare la scuola così come la conosciamo.
Molti tuttavia, compreso il sottoscritto, ritengono che la scuola sia il
prodotto di un'evoluzione storica e attendono un cambiamento talmente radicale
nei metodi di apprendimento per i bambini che gli educatori del futuro guarderanno
alle nostre scuole con lo stesso stupore con cui un chirurgo contemporaneo
guarderebbe alle pratiche mediche del Medio Evo.
Questa aspettativa nasce dall'analisi della maggior parte delle caratteristiche
della scuola così come sono state determinate dalle forme di tecnologia
del sapere dell'era pre-digitale.
Tra le caratteristiche appena citate inserirei anche la segregazione dei
bambini in "classi" a seconda delle età. In nessun altro aspetto della
vita si procede in questo modo. Nelle famiglie come nel mondo del lavoro,
le persone di diverse età convivono liberamente. Come se non bastasse,
la maggior parte dell'apprendimento informale avviene grazie all'interazione
tra persone con diversi tipi e livelli di istruzione. Stranamente, solo in
un posto le cose vanno in maniera diversa. Ed è ancor più strano
che la gente si chieda solo di rado perché ciò accada
ci troviamo in presenza di una forma di scuola che è divenuta a tal
punto familiare che la diamo per scontata, come se fosse una legge di natura.
A mio modo di vedere la risposta è radicata nella storia della
tecnologia del sapere. Prima dell'avvento delle tecnologie digitali vi era
un numero molto limitato di mezzi per diffondere il sapere ai giovani. In
pratica esso doveva essere trasmesso da un tecnico del sapere. E questo processo
veniva realizzato nella maniera più facile e sistematica dividendo
i bambini in classi, in maniera tale che chiunque all'interno del sistema
avrebbe saputo quali parti di sapere erano state trasmesse a chi.
La tecnologia digitale rende possibile un processo assai diverso per l'acquisizione
del sapere. Utilizzando il computer come un mezzo costruttivo i bambini sono
in grado di portare avanti progetti complessi ed interessanti. E usando la
connettività delle reti sono in grado di cercare e di trovare il sapere
nel momento in cui ne hanno bisogno. In questo contesto la necessità
di segregare gli alunni in base a criteri di età non ha più
ragion d'essere e si ha invece ogni vantaggio concepibile nel far sì
che gente di diversi livelli di sapere lavori insieme (in uno spazio reale
o anche virtuale) su progetti comuni attraverso i quali imparare l'uno dall'altro.
Un'altra caratteristica della scuola che è diventata obsoleta è
l'apprendimento basato su programmi curriculari, che ha come diretta conseguenza
la frammentazione del sapere in "materie".
Non possiamo tuttavia dire di aver migliorato la scuola solo per averne messo
in discussione le caratteristiche tradizionali. In realtà queste ultime
vanno abolite del tutto, creando in tal modo la necessità di elaborare
qualcosa di radicalmente diverso.
Non deve sorprendere il fatto che l'establishment della scuola si opponga
a un simile cambiamento. Ci vuole coraggio per chi si è costruito
una carriera come insegnante di matematica di seconda media a rinunciare
di punto in bianco all'idea di una seconda media o di una disciplina come
la matematica intessa come materia a sé stante.
Ma è questo quel che ci aspetta. Io non sto dando dei consigli su
cosa si dovrebbe fare nel campo dell'istruzione. Sto prevedendo quello che
accadrà di certo in futuro e sto facendo un appello per far sì
che accada in maniera sistematica e costruttiva.
Nel mio intervento porterò degli esempi per dimostrare come il processo
da me previsto sia già in corso e per dimostrare come sia possibile
prendere oggi delle decisioni in materia di istruzione che preparino il terreno
al cambiamento radicale che ci attende in un futuro prossimo.
Qualsiasi atteggiamento diverso equivarrebbe ad assumere il ruolo della "cyberostrica"
che seppellisce la testa sotto la sabbia e che si rifiuta di guardare ciò
che vorrebbe non avvenisse mai. Sarà purtroppo facile citarvi degli
esempi per dimostrare che la cyberostrica è una specie molto diffusa.
E' più facile usare il computer per gestire le esercitazioni e i laboratori
per l'ora di matematica in una seconda media che non per costruire delle
forme di sapere e di apprendimento che vadano a sostituire le classi e le
materie stesse. E' più facile utilizzare Internet per raccogliere
notizie da inserire in una tradizionale ricerca storica che non pensare in
maniera radicalmente diversa alla storia. Ma il computer in rete in realtà
offre la possibilità di intraprendere il più arduo di questi
cammini... e possiamo azzardare senza troppo rischio che se gli adulti non
sapranno rispondere alla sfida la nuova generazione certo non mancherà
l'appuntamento.
Ora presenterò due parabole cui ho spesso fatto ricorso per illustrare
in maniera un po' teatrale le decisioni fondamentali che deve prendere chiunque
voglia pensare seriamente al futuro dell'istruzione in un era in cui la tecnologia
avanza a passi da gigante
I viaggiatori nel tempo e l'idea del cambiamento radicale
La prima delle due parabole vede come protagonisti un manipolo di viaggiatori
nel tempo che arrivano dal passato per vedere come vengono fatte certe cose
ai nostri giorni. Provate ad immaginare cosa potrebbe pensare un gruppo di
chirurghi - poniamo - del diciottesimo secolo se si trovasse improvvisamente
in una moderna sala operatoria. Non avrebbero alcuna idea di quel che sta
succedendo! E certamente non potrebbero essere di aiuto se il loro moderno
ospite cadesse colpito da un fulmineo attacco di cuore. Adesso paragoniamo
questo scenario a quello in cui un gruppo di insegnanti scolastici del passato
si trova in un'aula moderna. Qualche dettaglio potrà apparire strano,
ma nel complesso i visitatori sarebbero perfettamente in grado di capire
cosa sta accadendo e potrebbero facilmente gestire la classe se il loro ospite
dovesse abbandonare l'aula.
La morale della favola è che mentre in alcuni campi dell'attività
dell'uomo (come ad esempio la medicina, le comunicazioni e i trasporti) vi
sono stati dei cambiamenti radicali all'insegna del progresso tecnologico
e scientifico, quello dell'istruzione non rientra tra gli eletti. Perché?
Qualcuno potrebbe sostenere che la differenza è che la medicina e
i rasporti sono atti tecnici e pertanto variano al variare della tecnologia,
mentre l'insegnamento è un atto naturale che può sì
ricorrere all'ausilio della tecnologia ma non dipende strettamente da quest'ultima.
Si paragoni allora l'apprendimento all'atto del mangiare: che il cibo sia
cotto a microonde, con la fiamma o non sia cotto affatto, l'atto del mangiare
è rimasto fondamentalmente lo stesso.
La mia risposta è che l'apprendimento può ben essere "naturale",
ma la scuola è al contrario artificiale e tecnica. Sosterrò
inoltre che l'intera struttura scolastica, così come noi la conosciamo,
è il frutto della tecnologia del sapere dell'epoca in cui la scuola
è nata in origine.
L'invenzione dell'"istruzione a reazione"
Immaginiamo che un ingegnere del diciannovesimo secolo avesse inventato il
motore a reazione con l'obiettivo di migliorare i trasporti. Per mettere
alla prova la sua invenzione, egli collegò il motore a reazione a
una carrozza per alleggerire il compito dei cavalli. L'esperimento delle
"carrozze a reazione" si rivelò un fallimento totale: invece di viaggiare
più velocemente la carrozza fu ridotta in pezzi. Fu pertanto deciso
che la tecnologia non poteva essere di aiuto al settore dei trasporti.
La maggior parte degli esempi di "istruzione computerizzata" sono quasi altrettanto
ridicoli. Vi presenterò una panoramica su come il computer possa potenzialmente
aprire il campo a nuovi metodi di insegnamento. Ma se guardo alle scuole
io le vedo impegnate ad utilizzare le nuove tecnologie per appoggiare i loro
metodi antichi e fuori moda. Un fatto che diventa ancor più paradossale
se si pensa che i metodi che vengono oggi difesi si sono instaurati solo
perché al tempo non esisteva nulla di simile a un computer. Come la
disposizione dei tasti sulla tastiera della macchina da scrivere, questi
metodi vengono perpetuati oggi solo perché così si soleva fare
in passato. Che il computer venga utilizzato per radicare ancor di più
questi metodi mi pare francamente perverso.
LETTURE
Francesco Antinucci, Computer per un figlio. Giocare, apprendere, creare,
Laterza, Bari 1999, pp138
Ferdinanda Cremascoli, Mara Gualdoni, La lavagna elettronica. Guida all'insegnamento
multimediale
Laterza, Roma-Bari 2000 pp. 182,
Roberto Maragliano, Manuale di didattica multimediale , Bari,
Laterza 1998.